Saluto con grande piacere il ritorno discografico dopo un silenzio ventennale di Dan Oxenberg, dopo la clamorosa reunion live dei Supreme Dicks che ha visto toccare persino l'Italia (ma che diamine, solo un concerto a Milano!...), con la collaborazione di un non meglio identificato Bear Galvin.
Uscito per l'etichetta franco-svizzera Three:Four Records, a testimoniare un legame speciale con l'Europa, Late Superimpositions vede colui che fu il vocalist principale della leggendaria band/setta, probabilmente incoraggiato dal cofanetto antologico uscito nel 2011, tornare con uno stile abbastanza morigerato, per non dire pacificato. E' sempre il folk bucolico ad ispirarlo, quello che caratterizzava per la maggior parte The Unexamined Life, privo però degli sballi spazio-psichici che hanno reso unico al mondo il SD-sound.
Non è certo una mancanza; c'è tempo per ogni cosa, quel tempo eccezionale è bello passato e sarebbe inutile cercare di rifare gli SD. Qui c'è un disco disarmante, genuino e commovente come soltanto Oxenberg poteva farlo, con la sua inconfondibile voce tremolante, senza artifizi e con almeno 3 pezzi memorabili (I believe in you, la suite in 3 parti di Less than nothin e The ping pong song).
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