Riconoscibili a scatola chiusa fra mille altri artisti anche soltanto tangenti le sue aree, i dischi di Mark Nelson sono quasi sempre stati una certezza. In particolar modo quelli del decennio Zero, come questo quarto ed il successivo che con ogni probabilità è stato il suo capolavoro. Rispetto ad esso, The river made no sound era più imperniato sui ritmi, sia che fossero ben udibili (ed in alcuni casi anche abbastanza spediti), che fossero ridotti a glitches esangui, sia che fossero immaginari e rimasti sepolti in qualche traccia del mixer o nella testa di Nelson. Per il resto, è il piano elettrico a farla da padrone come strumento guida delle composizioni vaporose ed affascinanti, che trasmettono relax e favoriscono la stimolazione cerebrale come quasi nessun'artista elettronico ha mai saputo fare.
domenica 1 gennaio 2017
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento