sabato 21 gennaio 2017

Tim Hecker ‎– An Imaginary Country (2009)

L'ambient satura ed impressionistica di Hecker, una formula al suo vertice espressivo con questo suo secondo su Kranky. Il canadese ha sempre avuto una virtù, nel panorama dei neo-ambientali: ha saputo centellinare le produzioni concentrandosi sui risultati, con una media di un disco ogni 2 anni.
E poi la forza dei suoi sta nella coesione incredibile che li caratterizza, pur svariando da colonnati imponenti di droni ruvidi a quadretti cosmico-sinfonici ad elegie originate dal pianoforte che si espandono a 360°.
Più del celebrato Ravedeath 1972, che ce l'ha fatto conoscere per come è stato acclamato, amo questo Imaginary Country per come riesce a catturare l'attenzione e a far scattare il desiderio del riascolto per addentrarsi meglio nei fitti misteri che la abitano.

3 commenti:

  1. io sono in fissa da anni con Tim Hecker, compreso questo album. L'ultimo suo praticamente lo ascolto da settimane.

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  2. A me piace molto, e l'ho visto anche dal vivo.

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