Ricordo pochissime bands che attraversarono gli anni '80 senza farne assolutamente parte. I DFM, provenienti dall'ora popolare Leicester, chiusero la loro esistenza con quest'ultimo disco nel 1989, a 10 anni esatti di distanza da quello sgangherato debutto che aveva permesso loro di entrare nella NWW List. Il motivo per cui il quartetto se ne stette bel bello impermeabile ad ogni scempio produttivo di quella decade, come fosse sotto una specie di campana di vetro, era semplice: autoproduzione, sempre e comunque. Chissà se furono mai contattati da qualche etichetta, indie o major che fosse; ed in tal caso, chissà come argomentarono la loro scelta di restare totalmente liberi.
In quel decennio, la loro musica non cambiò praticamente mai; art-pop-wave di derivazione sixties ma traslata attraverso l'Inghilterra dell'epoca Tatcher, dai connotati sempre molto naif. Semmai, l'unico aspetto che era cambiato era che il gruppo, a forza di suonare e registrare, era tecnicamente migliorato; il cantante/chitarrista Jenkins aveva sviluppato uno stile appuntito ed espressivo, a tratti quasi surf. La sezione ritmica era coesa e dinamica (era cambiato il batterista, nel frattempo, ed era molto migliore del fondatore). L'organista Lawrence, qui impegnata anche saltuariamente con un canto fragile ed incerto, disegnava linee semplici e funzionali col Farfisa.
Per effetto di ciò, persino il songwriting era più ispirato, con le stesse canzoni frizzanti e surreali, mai stucchevoli; un dada-pop all'apparenza semplice e leggero ma con una sua cifra stilistica immediatamente riconoscibile.
La ristampa in cd di The Tender Yellow Ponies of insomnia, effettuata sempre da loro nel 2010, contiene un bonus-collage di mezz'ora, The Delicious Little Green Roosters Of Insomnia, dalla concezione simile a The Octagonal Rabbit Surplus su My Genaniums are bulletproof, meno sperimentale e più psichedelico. Nelle note di copertina, con squisito humour britannico, viene spiegato che è stato assemblato al termine di una lunga e dolorosa caccia al tesoro...
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