Appuntamento con la nostalgia, venerdì scorso, al Covo. A 11 anni di distanza da quando, in un Estragon semivuoto, gli AS salutarono col farewell tour, rivedo per la quarta volta uno dei gruppi che in assoluto ho amato di più nella mia vita. Occasione inaspettata ma non troppo, vista la reunion dell'Ottobre scorso in patria che evidentemente ha fruttato risultati positivi per incoraggiarli ad imbarcarsi verso il Continente. Invero, la location bolognese non è delle più esclusive, ma bisogna fare i conti col presente: altro che i palchi giganteschi dell'Estragon o di Urbino, il cortile del Casalone ritaglia per loro una dimensione decisamente raccolta, quasi casereccia. Il pubblico, non più di 250/300 persone, è comunque di quello storico, di un età media direi intorno ai 35; i fedelissimi non li hanno certo dimenticati, e pazienza se non potevano esserci tutti....
Undici anni però che non sembrano passati, alla resa dei conti; il mondo nel frattempo è cambiato ma per loro resta tutto immutato. Persino la line-up sembra essere cambiata di poco; esclusi bassista e batterista, il pianista/secondo chitarrista giurerei essere lo stesso del 2006, raffinato ed elegante, mentre la rossa violinista dovrebbe essere una delle due epoca Monday at the Hug & Pint. Materiale nuovo non ce n'è, e l'ora e mezza di concerto è praticamente un greatest hits: discutibile quanto l'assemblaggio che la Chemikal ha rilasciato per la reunion. Una scaletta che non brilla certo per coraggio, affidandosi alle melodie più accattivanti del repertorio o comunque più collaudate.
Dal primo: The first big weekend, Blood
Da Philopohobia; Soaps, Here We Go, Piglet
Da The red thread: Scenery, Turbulence
Da Monday at the Hug & Pint: The Shy Retirer, Fucking Little Bastards,
Who Named The Days?
Who Named The Days?
Da The Last Romance: Stink, Don't Ask me to dance, Speed Date
Extra-album: Girls of summer, Rocket take your turn
Nessun estratto, ahimè, da Elephant Shoe, un disco che amo ancora alla follia ma che evidentemente M&M hanno bocciato fin da quando uscì, l'unico su major, l'unico fuori da Chemikal. Ma al di là di quello, nessuna traccia oscura, di quelle strabordanti di spleen ed esistenzialismo; per fare qualche esempio, niente The devil tips, The long sea, Phone me tonight, Night before the funeral, Glue. Lo so che è un ragionamento egoistico, io rifletto da fan e questo concerto purtroppo mi lascia un po' l'amaro in bocca, mi ha dato l'idea di essere un po' troppo professionale e senza scossoni: Aidan non è mai stato così intonato e lucido, Malcolm non ha fatto nemmeno una stecca, gli accompagnatori sono stati infallibili; se analizziamo il concerto da questo punto di vista, nell'immediato ne sono stato entusiasta e trascinato, ma già tornando a casa realizzavo che quegli Arab Strap di un tempo, quelli un po' ubriachi, sbilenchi e precari non torneranno mai più.
Ma pensiamoci bene, non è forse la crescita in sè che porta il cambiamento e fa rinsavire, parzialmente o più? Sarebbe come ritrovare i vecchi amici e restare delusi perchè non si fanno più le cazzate di un tempo, perchè si ride di meno e si parla di argomenti che allora non ci avrebbero minimamente interessato. Padri di famiglia, schiavi di un lavoro, pensierati e responsabili.
In due parole filosofiche, la vita è così.
Ed allora, bentornati cari vecchi amici Arab Strap. Vi voglio bene, sempre.
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