Ho sempre diffidato in maniera drastica del neo-prog fin dai primi anni '90, in cui mi capitò un'esperienza alquanto deludente: mi capitò sottomano un cd dei torinesi Calliope, Città di Frontiera, e lo trovai talmente brutto da rigettare qualsiasi esempio di questo calligrafico filone.
Non so praticamente nulla di Fabio Zuffanti, che viene sbandierato come il prog-master italico per eccellenza da oltre 20 anni. Ad ascoltare uno dei suoi ultimi progetti mi ha convinto un'appassionata recensione di Pardo su Blow Up, e devo dire che è andata bene: Symphony n. 1 è imbevuto di seventies fino al midollo, ma è registrato benissimo ed evita cadute di stile o di gusto, risultanto un prodotto di pura nostalgia, ma talmente onesto e privo di vanagloria. Zuffanti e l'altra metà del progetto, il pianista Scherani, hanno costruito un concept strumentale dinamico, pieno di colpi di scena come da rigore e riccamente orchestrato, con grande spazio ai fiati. Un po' Art Bears e un po' King Crimson altezza Lizard, è un disco che si lascia ascoltare con piacere, a condizione di non aspettarsi nient'altro.
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