martedì 21 novembre 2017

Flavio Giurato ‎– Il Tuffatore (1982)

Artista romano che, dopo una lunghissima assenza dalla musica incisa, ha ottenuto una notevole visibilità nel 2015 quando si è aggiudicato un disco del mese su Blow Up con La scomparsa di Majorana, un buon album acustico con testi molto belli ma a mio avviso rappresentativo solo della fase anziana di Giurato, che a cavallo degli anni '80 invece si distinse come cantautore non allineato e detentore di una poetica tutta sua, sia per le musiche che per le liriche.
Di questo primo periodo, il migliore è senza alcun dubbio Il Tuffatore, un sublime assortimento di musica d'autore, un mix di eleganza e classicismo che raggiunge risultati superbi in Orbetello, Valterchiari e Marcia Nuziale. La dote maggiore di Giurato era un equilibrio che aveva del miracoloso: i testi, realisti del quotidiano e quasi mai surreali, originali per quanto non ermetici, ricorrenti all'ironia in distinti e marcati momenti; anni dopo, verrà tributato addirittura da un manipolo di scrittori che hanno scritto racconti ispirati al suo repertorio.
Quanto alle musiche, è supremo il bilanciamento fra dimessi momenti acustici e strappi ritmati, orchestrati da abili turnisti che interpretano alla perfezione il dna dell'autore (fra cui il sassofonista Collins, turnista di rilevanza mondiale ed ex-King Crimson). Pochi e misurati virtuosismi, focus estremo sulle composizioni ed alle sue storie disincantate. Non replicabile in nessun modo.

3 commenti:

  1. Il più bel disco italiano degli anni ottanta. Grazie
    Sergio

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  2. Grazie dieci milioni di volte per aver risuscitato il Tuffatore, un tuffo al cuore ogni volta che l'ascolto, e cio' da allora, 1982...hai ragione, Ineguagliato. Merci Mille Fois, Indomito Pluto

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