giovedì 15 novembre 2018

Klaus Schulze ‎– Blackdance (1974)

Terzo disco e terzo capolavoro di KS agli inizi di un interminata carriera (ad oggi fanno 137 titoli, si scusi se è poco). Blackdance fu disco più organico del precedente Cyborg, e si intuisce fin dall'inizio: un inaspettata classica a 12 corde da il là a Ways of changes, per lasciare poi spazio ad una meravigliosa cavalcata cosmica per bonghi ed orchestra di synth. Some velvet phasing è una fantastica meditazione statica. La facciata B è interamente occupata da Voices of syn, inquietanti bordoni di organo, poi fluttuazioni di ritmica meccanica, una combinazione di figure astratte che si rincorrono angosciate ed estasiate al tempo stesso.
La ristampa giapponese del 2007 comprende due bonus track del 1976, che in apparenza c'entrano abbastanza poco, sia per il suono (molto freddo e sintetico) che per i contenuti, che lasciano già intravedere un declino fisiologico di questo grandissimo maestro ambientale.

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