venerdì 18 gennaio 2019

Acetone – Cindy (1993)

Venticinque anni fa questo debut-album del trio californiano era nella mia wishlist, a causa di una di quelle recensioni che solo PS sapeva elaborare; passionale ma distaccata, lucida ma incantata. Intendiamoci, la mia wish-list dei tempi conteneva tanti titoli quanto circa 10 volte potessi permettermi di acquistare: meditavo giorni, settimane, mesi prima di rompere il maialino e decidermi ad ordinare. E gli Acetone non erano neanche in alte posizioni di quella classifica: era uno di quei cd che avrei comprato solo se l'avessi trovato drasticamente scontato, cosa che ovviamente non accadde mai, vista l'edizione indie. E poi chi ci ha pensato più? Solcarono i '90s con altri 4 album ma io li ignorai e poi il bassista nel 2001 si suicidò, facendo terminare la loro corsa nel dimenticatoio generale.
Qualche mese fa Blow Up pubblica un 20 Essentials a tema slow-core, e toh, guarda chi si rivede. Un'altra casella vuota, ingiallita ed appassita che finalmente si riempie con soddisfazione. Certo, l'inserimento nella categoria appare molto forzata, ma per dovere di riempimento gli Acetone non sfigurano di certo. In Cindy di slow-core ce n'è poco, ed è anche molto buono, ma non era certo quello il cuore della loro espressione: immersi fino al collo nel passatismo (Neil Young su tutti, chitarra solista compresa, ma anche Grateful Dead e Velvet Underground), i tre godevano di una produzione moderna, piena e rotonda, e di un canzoniere di tutto rispetto dal ventaglio ampio, dalla ballad trasognata all'attacco diretto e sanguigno. Nonostante le evidenti capacità e l'ingaggio da parte di Young stesso nella sua Vapor verso la fine del decennio, purtroppo vennero inghiottiti dall'incomprensione del grande pubblico, a causa del loro essere anomali; come giustamente ha scritto Pitchfork They were too rootsy to be shoegazers, too woozy to be alt-country, too classic rock for slowcore, too casually Californian to be mere Velvet Underground revivalists. Dopo 25 anni, è bello scoprirli e farsi un viaggio nell'aria di quei giorni.

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