Altro oggetto non identificato d'oltralpe, riconducibile al chitarrista J.P. Grasset, ma in questo disco coadiuvato da un manipolo di musicisti connazionali, soprattutto il bassista Gilles Goubin che risulta coautore in quasi una metà del materiale. Si inizia con Krig, ed è già il pezzo forte: un poderoso mix fra lo Zeuhl ed i King Crimson di Starless, con tanto di violino funambolico. Ma nel proseguio il disco è piuttosto slegato, passando di palo in frasca, rievocando Magma, Lard Free ed in qualche tratto anche i grandissimi Archaïa. Segno di un notevole talento ma forse disperso nella precarietà delle situazioni, nel non avere una support band costante e/o completa. Grasset denotava ottime doti chitarristiche e visioni creative in testa, come testimoniato nei 18 minuti di Strato, un deliquio solipsistico a base di effetti, di folate tremebonde, di psichedelia distorta, come un Gunther Schickert in preda al delirium tremens e con poca sensibilità. Un occasione sprecata, forse, un nome minore ma degno di essere preso in esame.
lunedì 29 luglio 2019
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