A grande velocità, i Magazine fecero 4 dischi ed un live in neanche 4 anni. Successo poco e riconoscenza critica forse anche meno, e la reunion celebrativa del 2010 non portò loro ulteriore gloria. E' il destino di un gruppo che ha abusato del proprio talento e della propria ambizione, senza riuscire a sfornare un hit che uno che li portasse in alto nelle classifiche.
Il secondo della serie, Secondhand Daylight, vedeva un nuovo scalino di elaborazione sia a livello compositivo che a livello di produzione. Anche se occorre ammettere che non contiene certe perle che comparivano sull'inarrivabile Real Life, la ricerca estetica e artistica generale è stratosferica. Le due tracce di quell'asso che era John McGeogh svettano (la graffiante Talk to the body e l'elegantissimo strumentale The Thin Air), Formula gli sta di poco sotto con le elaboratissime Feed The Enemy e Back To Nature, Adamson suona più pressante e coesivo con I Wanted Your Heart e Believe that I understand. Meno convincenti e fantasiose le tracce firmate da Devoto, che a posteriori forse avrebbe fatto meglio a concedere più spazio ai compagni. Ma sono dettagli, perchè il disco nel suo insieme fa del lavoro collettivo il suo punto di forza, negli arrangiamenti e nei minimi dettagli di questo art-wave di massima eccellenza.
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