Ennesima clamorosa rivelazione dal benemerito listone. Trattavasi di un oscurissimo trio francese che realizzò soltanto l'omonimo nel 1977 e lo diede alle stampe in forma privata. Soltanto una ventina d'anni dopo la label parigina specializzata Soleil Zeuhl lo resuscitò con l'aggiunta di alcune bonus track.
Troppo difficile da inquadrare, ai tempi. Certo, qualche affinità d'atmosfere con i Magma e col movimento Zeuhl c'era, principalmente dovuto alla marzialità delle voci, ma non era quello il punto. Archaïa era un oggetto misterioso, insinuante e inquietante. Innanzitutto l'assenza della batteria, sopperita soltanto da qualche percussione e qualche piatto. I ritmi dettati da un basso gommoso e carico di flanger alla Barry Adamson (un anno prima che esordisse coi Magazine), tastiere dissociate da ogni melodia ed impegnate in contrappunti dissonanti e frullii atonali, una chitarra psicotica e spaziale alla Helios Creed (nell'anno in cui entrava nei Chrome, dall'altra parte del mondo e senza distribuzione). Ecco il punto: la follia latente nell'Archaïa-sound lo rendeva l'equivalente europeo, nonchè discendente dal progressive, dei Chrome. Impressione confermata dalle due bonus track poste al termine della ristampa, che furono registrate dal vivo nell'anno successivo e segnavano l'ingresso della batteria in formazione. Purtroppo senza seguito.
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