martedì 6 agosto 2019

Labradford ‎– Labradford (1996)

Terzo e più bell'album del duo (allora trio), dal punto di vista emozionale. Nelson e Brown liberavano la loro vena lirica, e con l'ausilio del bassista Donne aggiungevano una timida, lenta iniezione ritmica. Recuperando lo sparso, a tratti represso slancio melodico di Prazision, rimasto un po' in disparte sul secondo A Stable Reference, ci regalavano un afflato finissimo; le pigre didascalie chitarristiche ed i sussurri intellegibili di Nelson, le coloriture d'organo di Brown, gli effetti elettronici sottopelle, tutto va in gloria con i capolavori Midrange e Battered, magnificenti sculture di quiete cosmica in forma intimista. Ma a partire dallo strumentale iniziale, disorientante quanto poco indicativo del proseguio, non c'è un momento che non convinca in questi solchi confidenziali, universali, a tratti tangenti una forma di gotico difficilmente sentita prima, se non negli ultimi Talk Talk. Pietra miliare di tutto il post-rock.

1 commento:

  1. disco che ho ascoltato tantissimo in un certo periodo. voglia di riprenderlo.

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