L'innesto di un nuovo bassista irrobustiva la portata ritmica dei Tartufi, al terzo (e finale? chi lo sa, comunque sono passati 6 anni.....) album, per un rilancio in vena melodica ma non privo di quella intricata strutturalità compositiva che ne contrassegnava le opere precedenti.
La mistura di Built To Spill, progressive moderno e indie-pop su These Factory Days parte con Underwater, un pezzo molto easy per i loro standard, forse troppo. Per fortuna a partire da Seldom si ritorna sui binari preferiti, fra scarti ritmici repentini, scatti felini e pause mistiche. La cura delle parti corali è assoluta, culminante in Furnace Of Fortune, che finisce in un ineffabile territorio Yes, nientemeno. E' la tensione spasmodica di Edgar Lovelace che manda in orbita il disco, concluso magistralmente dalle arie crepuscolari di 8:1. Sarebbe un peccato se la loro ambiziosa corsa fosse finita qui.
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