giovedì 5 settembre 2019

Helmet – Meantime (1992)

Scoprii gli Helmet grazie al video di In the meantime, il cingolato di apertura di questo secondo album, trasmesso sulla gloriosissima Indies. Poi comprai Strap it on, di cui avevo letto faville, e faville furono. 
Fra il 1990 e il 1992 ci fu lo tsunami mondiale che ben ricordiamo, e il mondo dell'alternative fu rapidamento invaso da un oceano di investimenti da parte delle major. Gli Helmet non furono da meno e la Interscope se li aggiudicò, dando loro mezzi sterminati ad una condizione: una bella levigata nel suono. Per questo motivo inizialmente Meantime mi deluse: troppo monocromatico, troppo squadrato, ed il pezzo gancio-traino della situazione, Unsung, persino troppo accattivante per i miei gusti.
Ci sono voluti tantissimi anni perchè lo riprendessi in mano e lo rivalutassi. Sarebbe stato quasi impossibile eguagliare i livelli del debutto, destinato a restare una pietra miliare del noise-rock. Page Hamilton indirizzò il gruppo verso lo spirito del groove a 360°, e di fatto Meantime è un unico, gigantesco, compatto groove, strutturato in 10 pezzi molto simili fra di loro, da cui si elevano In the meantime, Turned Out e Better. E dopo oltre un quarto di secolo ne apprezzo maggiormente il suono, persino al netto delle immancabili prodezze di John Stanier. Persino Meantime era destinato a restare un caso isolato, visto ciò che realizzeranno un paio dopo, con la sempre eccitante Betty.

2 commenti:

  1. Mi pare ieri che da bravo neopatentato sfrecciavo sulla mia 127 con Strap it on perennemente a manico.

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  2. A me pare ieri di vedere il video su Indies e di restarne fulminato. Io al massimo potevo suonarmi la musica col pensiero, in scooter.

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