Ben 6 anni di distacco fra l'ottimo Field Of Reeds e l'ultimo dei fratelli Barnett, ormai rimasti in solitudine familiare nell'art-output del puritanesimo, questa volta in decisa virata verso un post-gotico dal forte impatto ritmico (soprattutto la prima metà dell'album), prodotto con una cura maniacale in tutti i dettagli, e che non può non ricordare costantemente acts come Piano Magic, l'O'Sullivan in guisa Mothlite, o addirittura gli ultimi Ulver in certi tratti. Nella seconda metà emerge invece il lato più sinfonico/pastorale, con un songwriting incantevole in A-R-P e Where The Trees Are On Fire (ma anche l'intro Infinity Vibraphones è una vetta).
Praticamente infinita la lista dei collaboratori, fra cui un cameo di David Tibet, la cui ombra effettivamente si può intravedere in qualche passaggio. Il vero protagonista però è il glorioso Graham Sutton, che registra, mixa e fa qualche coro; è proprio ai suoi, grandissimi Bark Psychosis, che gli highlights di Inside The Rose pagano un commosso e sincero tributo.
Uno dei dischi che ho amato nel 2019 e l'ho riascoltato spesso negli ultimi mesi.
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