Sulla scia dell'ottimo risultato conseguito con King's Mouth, i FL continuano a battere il ferro su un ritorno al melodismo più etereo e tradizionalista, finendo per sfornare l'ennesimo grande disco. Dopo una fase più improntata alle paure, all'angoscia ed a suoni cupi con gli essenziali The Terror e Oczy Mlody, Coyne & Co. hanno scelto la via di mezzo: un songwriting curatissimo, quasi raffinato, arrangiamenti non zuccherosi come nei dischi a cavallo del 2000, ma più funzionali. Le ingombranti impronte del Neil Young più rilassato e dei Pink Floyd di fine '70 affiorano a tratti lungo una scaletta quasi perfetta: si tratta di un concept, immancabilmente, sulla giovinezza e sulla nostalgia, a quanto pare ispirato dalla morte di Tom Petty avvenuta qualche anno fa.
Al netto di tutto questo, l'invincibile ed inossidabile spirito melodico di Coyne stravince sempre e la fa da padrone: Will You Return/When you come down e Mother I've Taken LSD sono i nuovi inni stratosferici, seguiti a ruota da My Religion is you e Mother please don't be sad. I comuni denominatori, lo struggente sentore di melanconia sparso ovunque, lo spirito melodico mai stucchevole, le trovate di micro-follia, le sonatine, tutto il macrocosmo Lips, ovvero come invecchiare con gloria, senza mai affievolirsi. Quanto potranno andare avanti? That's a good question, risponderebbe Coyne.
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