martedì 12 aprile 2022

Scott Walker – Scott 2 (1968)


A volte mi chiedo chissà quali battaglie Scott Engel abbia dovuto combattere contro i discografici di turno per poter includere le proprie composizioni nei primi 3 album, che grossomodo ammontano in ciascun capitolo al 25% dei titoli in elenco. Che fosse colpa/merito di quella voce così ingombrante ed ammaliante o l'ipotesi di un disco interamente di suo pugno, che probabilmente non avrebbe riscosso consensi commerciali, chi lo sa. Ci sarebbe voluto il quarto volume, una ventina di mesi dopo, per raggiungere il traguardo e l'inevitabile capolavoro, ma resta il fatto che forse la storia della musica si è persa qualcosa di importante. Sul terzo, la solita (gradevolissima) sfilata di pezzi di Jacques Brel, tributi singoli a Bacharach, Hardin, Mancini, sfoggio di tripudi orchestrali e piacere lubrico del pubblico adulto.

Resta scontato che il piatto forte è costituito dai 4 pezzi autografi: The Amorous Humphrey Plugg, canonica ma con progressione in maggiore da brividi. The Girls from the streets, drammatica ed imponente. Plastic Palace People, onirica e sospesa. The Bridge, commoventissima. Come negli altri episodi, occorre dire comunque che Walker beneficiò dell'apporto orchestrale profuso al massimo, come sempre lussureggiante e di grande gusto. La sua grande voce fece il resto, cioè tutto ciò che poteva ispirare, cioè l'universo intero.

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