venerdì 25 novembre 2011

Arbouretum - The Gathering (2011)

Ce ne faremo poco, di un gruppo che sembra ancorato all'America di 40 anni fa. Ma se a guidarlo c'è un compositore come Haumann, occorre drizzare le orecchie ed abbandonarsi ad una 40ina di minuti di quelli che ti riconciliano col concetto di ruralità.
E poi se per loro si è mossa la Thrill Jockey, un motivo ci sarà stato. Condividono coi compagni di scuderia ed amici Pontiak (hanno anche realizzato uno split EP) il recupero delle sonorità acid-rock e sfiorano di pochissimo lo stoner, ma piuttosto puntano sulla forma canzone e fanno bene, dal momento che qui ce ne sono e di ottime.
In particolare un paio sono semplicemente fra le migliori che abbia sentito quest'anno: la solenne When Delivery Comes è un lento tramonto sulle praterie sconfinate, con esplosione di violini al momento del chorus, da far venire la pelle d'oca. Ancor meglio riesce a fare Highwayman, un motivo disarmante nella sua semplicità emotiva e ripetitiva, che fa risaltare anche la bella voce limpida di Haumann. Questi vertici però rappresentano il lato più morbido degli Arbouretum, in quanto altrove le chitarre si fanno belle ispide: The white bird è uno stoner al rallentatore con un assolo chitarristico angolare, atipico per gli standard. Destroying to save omaggia alla lontana San Neil Young nelle sue arie elettriche più drammaticamente enfatiche. Il finale si fa sulfureo, con le vampate space-rock di Waxing Crescent e i 10 minuti vulcanici di Song of the Nile.
Per amatori rustici, con pochi patemi di modernismo.

2 commenti:

  1. il primo non mi dispiacque affatto, ma il loro nuovo album dovrò riascoltarlo con più attenzione.
    saluti
    gianni

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  2. I primi tre dischi sono altrettanto gradevoli, benchè privi di alcune perle come le due su cui "spingo" particolarmente.
    Un saluto a te

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