lunedì 28 novembre 2011

Aural Fit - Mubomuso (2010)

E' sempre da tenere sott'occhio, l'underground nipponico, non c'è niente da fare, ogni tanto viene fuori qualche sorpresa che solo là può nascere come questo power-trio della capitale, fautore di una invasione di psycho-noise pantagruelico a dir poco impressionante.
L'evidente scollamento sonoro è il punto di forza, per un sound che necessita di caotica continuità: il chitarrista è evidentemente in un mondo tutto suo, fatto di distorsioni maniacali fuori da ogni binario. La sezione ritmica va per conto proprio ed ha la stessa forza di cento martelli pneumatici, con un batterista in perenne stato di nevrosi avanzata in simbiosi con un bassista ultra-legnoso quanto svisante. In due parole, free-jazz + allucinazioni.
Il bello degli AF è che non fanno nè new-noise nè revival. La combinazione di suono è quanto di più sporco si possa immaginare, ma è anche un viatico a scopi altamente lisergici. Nonostante si finisca per saturare le casse e fare un baccano infernale, non scorgo propositi di violenza in Mubomuso nè tantomeno attacchi gratuiti al sistema. E' una implosione, un emorragia latente che non conosce praticamente soste.
Non c'è monotonia, nella selva infuocata. Basta sintonizzarsi, e poi ci sono alcune grida isolate che somatizzano il dibattersi del dinosauro in gabbia che è Aural Fit.

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