Terzo album, primo in perfetta solitudine per Stapleton. Per cui addio alle gloriose e scalcinate avventure nell'ignoto naif dei primi due leggendari episodi di NWW e lancio in grande stile della sperimentazione che caratterizzerà un grande decennio.
Due suite di 24 minuti: Dada X e Futurismo. Basterebbero i titoli per dare un idea del folle contenuto, ma la concettualità era soltanto una base di partenza per questi due collages dell'assurdo. Dada X parte con un pattern ritmico rallentatissimo (una buona dose di bpm in più e sarebbe un'anticipo di trip-hop), tromboni in libertà, voci femminili atonali come sirene in bad trip, ritagli di mellotron sullo sfondo, fino al minuto 15 in cui avviene la degenerazione elettronica con fischi e oscillatori a manetta. Al minuto 21 entra in scena un pianoforte da cabaret d'igiene mentale, in vero stile dadaista, che chiude il discorso.
E' ancora un pianoforte ad introdurre Futurismo, questa volta però manipolato ed allungato mentre nello sfondo buio si stagliano richiami fiatistici (un clarinetto, direi) inquietanti, che a metà inoltrata si trasformano in un drone sgocciolato. Tornano le voci femminili, questa volta marziali e stentoree, che ci portano verso il termine col fantasma di un'accordion scarnificato, mentre tutt'intorno le percussioni timbrano riverberate a puntellare. Tutta un'altra pasta rispetto al lato opposto; in virtù anche di questa diversificazione, Merzbild Schwet è senza dubbio uno dei dischi più geniali di Stapleton.
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