Finita la fondante esperienze con i Rodan e quella meno significativa con Sonora Pine, la O'Neil si mise in proprio con questa delicata raccolta di ballads acustiche, raccolte e sofisticate.
Il dna è riconoscibile fra milioni, quel louisvillanesimo che trasuda da tutti i pori e da tutte le note, qualsiasi versante si prenda: un songwriting in chiaroscuro, che mette a proprio agio ma che lascia sempre un alone di mistero dietro di sè. Nel pezzo migliore, 1st street, le discrete spazzolate di batteria sono quanto di più movimentato nell'arco del disco, a sostenere splendidi arpeggi chitarristici che girano su sè stessi.
La voce, discreta e mai oltre il range di puro confidenziale, è perfettamente aderente. Le tessiture chitarristiche, ricercatissime. Impossibile porre la questione che nel complesso il disco sia un po' sonnacchioso; si sente che dietro queste fragili (e perchè no, sottilmente intellettuali) ballate c'è un cuore, magari un po' complicato ma grande.
Nessun commento:
Posta un commento