domenica 26 giugno 2016

Air Conditioning ‎– I'm In The Mountains, I'll Call You Next Year (2003)

Un'anno prima del loro riconosciuto capolavoro Weakness, gli AC debuttarono con questo titolo un po' misogino. Avendolo trovato soltanto poco tempo fa, devo rimettere in discussione le gerarchie del fulmineo e putroppo dissolto noise-trio che, come ha brillantemente scritto Mattioli in Noisers, espelleva un dilaniato blues industriale talmente pesante da cedere sotto il suo stesso carico.
Difficile stabilire se sia più violento questo o Weakness: se quest'ultimo impressionò per il suo attacco frontale e rovinoso, I'm in the mountains vive di una maggior diversità nello scriteriato succedersi dei gorghi di rumore infernale. Il bisonte di apertura, Unravel your navel, it's Mardi Gras, si dipana su un mid-tempo cingolato con il falsetto delirante di Ciccio Jurgensen in evidenza, si prolunga per un quarto d'ora fino all'inopinato finale, in cui la bestia si ferma e fa la sua inaspettata comparsa un violino che gracchia lamentoso sullo sfondo. Hell is a solid prosegue con una iper-saturazione a ritmo strascicato, chiude Citizen's band con una serie micidiale di singulti ed un finale che sfiora la psichedelia, per quanto paradossale possa essere tale concetto nell'oceano di distorsioni e saturazioni messo in atto da questi buzzurri della Pennsylvania.
Semplicemente i migliori in assoluto dello U.S. Noise, di poco sopra Sightings e Hair Police.

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