mercoledì 8 giugno 2016

Red House Painters ‎– Ocean Beach (1995)

E' giunto il momento di ricongiungermi con un disco col quale ho sempre avuto un rapporto conflittuale: lo acquistai al momento dell'uscita, tutto trepidante ed ansioso di gustarmi una replica dell'Ottovolante e/o del Ponticello. Ed all'ascolto non dico che restai deluso, ma soltanto un po' raffreddato, nell'ingenuità della tarda adolescenza che spesso fa cadere dall'alto quando si hanno aspettative troppo alte.
In tutta verità Kozelek, al di là del materiale portato in dote, fece la scelta giusta e produsse un disco dai tratti distesi e rilassati, quasi del tutto privo degli sconquassi emotivi che l'avevano reso un dio dello spleen. Poche le scosse elettriche, anzi soltanto una, il finale acido di Moments. A parecchi anni dal mio ultimo di Ocean beach, mi commuovo quasi all'ascolto di Summer Dress, Red Carpet, al break per archi di San Geronimo, al chorus di Over my head e ad altri  piccoli momenti che lasciano nel dimenticatoio quelli di noia (non li cito, in fondo a cosa serve?). Affetto, sempre.

Nessun commento:

Posta un commento