Un personaggio, Calvert, che fu laterale in tutti i sensi. Nato come poeta nella Swinging London, divenne un personaggio multimediale che oltre alla scrittura sci-fi ebbe una parte importante come vocalist e paroliere degli Hawkwind durante la maggior parte dei '70, conoscendo anche il successo commerciale con Silver Machine. Disturbato mentalmente, era ossessionato a tal punto dagli aerei di guerra e dal desiderio di condurli che si esibiva spesso in tenuta da pilota e riservò ad un concept sul tema il suo primo album da solista nel '74.
Realizzato con gli stessi Hawkwind di supporto, suona quasi come un disco degli stessi purgato dalle inflessioni spaziali, dai generatori audio e dalla freakitudine tipica di Brock & Co. Il suo cuore pulsante è composto dai pezzi serrati, grezzi ed ossessivi mutuati proprio da Silver Machine ed in generale a quel tipo di espressione HW, mentre la seconda parte più che altro verte su quadretti surreali e solenni (un paio di essi realizzati insieme ad Arthur Brown) che denotavano doti inaspettate da parte di uno che nelle biografie risultava aver suonato solo la tromba durante il servizio in aeronautica.
Un concept potente ed arty al tempo stesso, non minato dai numerosi intermezzi spoken-word funzionali allo svolgersi del tema portante.
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