Fossero riusciti a pubblicare qualcosa in vita, un posto nella NWW List ai newyorkesi Jack Ruby non gliel'avrebbe tolto proprio nessuno, vicino a quelli più affini come Stooges e Debris'. Ma la loro storia incarna la figura dei losers più incalliti, di una band che perde il controllo del proprio output, della propria formazione e così facendo resta inconcludente. Il batterista/leader Cohen occupa per intero il secondo cd di questa raccolta molto lo-fi, pieno di deliri rumoristici/schizoidi al synth auto-costruito registrato nel 1974, poi guida il gruppo nello stesso anno a sputare un avant-punk sghembo, precario e devastato, in linea perfetta con le intuizioni coetanee dei Pere Ubu, ma anche brutalmente in anticipo sulla No-Wave. Passano 3 anni e il gruppo si riforma con soltanto il chitarrista Gray in comune, nel segno di un punk meno avanguardistico (anche perchè trattasi di evidente presa diretta) ma di quello genuino e trascinante, fiero di esserlo.
Roba che scotta ancora adesso, e che è rimasta sottoterra per troppo tempo (primo recupero nel 2011, questo è del 2014). Il rimpianto resta, perchè con una minima produzione alle spalle chissà cosa avrebbero potuto combinare questi matti.
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