Più che il celeberrimo Profondo Rosso, Roller fu l'attestazione dei Goblin a band di eccellenza di quella fase post-progressive che riservò visibilità a ben pochi acts italici, nonchè gesto di affrancamento dall'ingombrante soundtrack che li aveva portati alla ribalta. Da notare inoltre che un paio d'anni dopo ci avrebbero riprovato innestando anche il cantato sul Bagarozzo Mark, che nonostante il lodevole proposito non raggiunse risultati significativi.
Invece Roller svariava fra temi cupi e liquidi, parentesi pinkfloydiane, girandole funk, pastoralità inattese, giravolte jazz-rock con una coesione mirabile. Con la ciliegina del lungo Goblin, una sorta di dichiarazione d'intenti auto-omonima, splendido viaggio multiforme dagli orizzonti ampi, con ogni probabilità la cosa migliore che abbiano mai realizzato.
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