Clamoroso colpo dell'Area Sismica che questa sera si era assicurata la prima performance in Italia dei Kukan Gendai, il fenomenale avant-rock-trio giapponese che avevamo conosciuto grazie alle meticolose ricerche di Savini su Blow Up.
Anzi, più che sera, tardo pomeriggio, dato che l'orario schedulato per il live era alle 18.00, piuttosto bizzarro a dir la verità ma perchè no, gradito soprattutto per chi ha famiglia; possibile soltanto di domenica, probabilmente, ma la reputo una trovata abbastanza geniale. Intorno alle 18.40 i tre (piuttosto giovani all'apparenza, nonostante le cronache datino la fondazione al 2006) salgono sul palchetto e come per magia le premesse che avevamo intuito su disco diventano realtà, visibile e soprattuto udibile.
Spettacolari. Sostituirei la parola math-rock con sci-rock, viste le geometrie impossibili, gli incastri millimetrici, le svolte spericolate che questo crudissimo avant-funk-core mette sul piatto. Tutto ruota attorno al batterista Yamada, che ineffabile e chirurgico guida le ritmiche ultra-spezzettate di quest'oretta scarsa, suonata senza prender fiato un'attimo. Viene da chiedersi quanto tempo passino a provare, vista la coesione paurosa con cui il bassista Koyano ed il chitarrista Noguchi (che si occupa persino di vocalizzi fugaci ed isterici, a seminare ancor più tensione in un suono già nervosissimo) lo francobollano e fanno singhiozzare le costruzioni impossibili dei KG. Una band così poteva uscire soltanto dal Sol Levante. Applausi a loro ed all'Area Sismica.
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