La parentesi di Mark Shippy, spalleggiato dal primo batterista degli US Maple Pat Samson e da uno (intuisco bassista) sconosciuto dottore in bioinformatica, tal Matt Carson. Per loro un album, un EP e una distanza siderale da quanto realizzato nel glorioso passato e nell'immediato futuro (cioè Invisible Things).
Il sound di MC è infatti contrassegnato da una specie di shoegaze-ambient-post-rock davvero inaspettato per gli standard di Shippy; eppure col senno di poi, anche se non la ricorderemo come la sua cosa più memorabile, appare chiaro che si trattava di una fase sincera e genuina.
E poi si sa, un fuoriclasse lo è anche in trasferta. Il disco è una parata di tanti stili; l'epic-instru più alto (reminescenze Explosions in the sky scorrono un po' per tutta la scaletta), l'indie-rock più confidenziale degli anni '90 fino a lambire le stasi dello slow-core (Anthem) o i balzelli art-pop di derivazione Three Mile Pilot / Pinback (The Wandering Y, Assignment), i cumuli shoegaze-core (Arrival), stratosfere che Halstead invidierebbe a morte per un ipotetico nuovo Slowdive (Into the bay), per terminare con l'unico pezzo in cui fa capolino la pazzia rimasta latente altrove, Alphaspectra Rising che in 8 minuti fa un mini-riassunto ed aggiunge una grinta ed un dinamismo quasi alieno in un disco che sarà riservato agli amanti dei sopracitati e forse meno a quelli di US Maple, ma è fatto maledettamente bene.
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