lunedì 7 agosto 2017

Roy Harper ‎– Lifemask (1973)

Il sesto album di Harper, successivo al suo capolavoro barocco che tanto ha influenzato generazioni di alt-cantautori/cantautrici a distanza di decenni. Ma a forza di parlare di Stormcock, si rischia seriamente di perdersi il grosso della sua produzione dei '70, e non si renderebbe giustizia a questo grande e sopraffino cantautore acustico.
Su Lifemaks il formato lungo del precedente veniva rilanciato dalla suite presente sulla facciata B, The Lord's Prayer, orchestrata in maniera più sobria ma non per questo non eccelsa. Sulla facciata A, cinque "brevi" pezzi di purissimo concentrato harperiano fra cui le memorabili South Africa e Bank Of The Dead, quest'ultima propulsa anche da un Jimmy Page funzionale e non invadente. Il mood generale, escludendo alcune levitazioni spirituali della suite, era terreno, fisico, in your face se così si può definire; dimostrazione di classe cristallina, di come un uomo solo, armato solo della propria voce, del suo fingerpicking e del suo lirismo, potesse essere così grande e potente.

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