Secondo disco del bass-master, tre anni dopo il monumentale 1984: non fu fortunato, perchè rilasciato da una etichetta norvegese (! ma era possibile che nessun inglese volesse pubblicarlo?) dall'etica, stando a quanto disse Hopper stesso, dilettantistica. Tant'è che poco tempo dopo, fallì.
Erano comunque tempi duri, si erano dimenticati tutti dei gloriosi giorni Soft Machine; mentre una strana entità con quella ragione sociale ma senza nessun membro fondatore continuava indifferentemente a pubblicare dischi, Wyatt aveva virato a 360° con Rock Bottom, Ratledge si era dileguato, Hopper faticava a farsi sentire. Su Hopper Tunity Box sono comunque della partita Dean, Windo e Charig, i fiatisti di 3, perchè il baffo aveva abbandonato gli audaci esperimenti di 1984 in favore di un ritorno al jazz-rock più stentoreo e dinamico. Delusione? Ma anche no; nell'anno 1977, se aveva ancora un senso fare questo genere, Hopper era l'oscuro condottiero in grado di traghettare sincopi e controbalzi con l'eleganza di un feroce felino.
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