Inizialmente, la diffidenza. Non bastava la reunion degli Slowdive, la Rachel doveva anche mettersi a cantare in un supergruppo con Stuart dei Mogwai, il chitarrista degli Editors ed un regista. E come per la reunion dei migliori shoegazers della storia, anche in questo caso l'apprezzamento parte dopo diversi ascolti, dopo aver metabolizzato i passi falsi (che qui comunque sono non più di un paio), dopo aver realizzato che sì, questo è un disco in cui Rachel canta da sola e forse non avevamo mai apprezzato la sua voce in questa lampante esposizione, così ordinaria in senso melodico.
Il disco sembra tutto fuorchè un'esperienza secondaria; la coesione è forse il punto forte, in una scaletta che filtra le diverse esperienze dei componenti (al punto che potresti facilmente indovinare chi ha composto cosa o comunque dato la linea guida) con saggezza e lucidità. E poi io amo i dischi che crescono verso la fine; Out to sea, The Thief e Higher Hopes chiudono e sono le migliori. E la diffidenza si sciolse come neve al sole.
A me è piaciuto molto questo disco. Forse perchè son piu' di vent'anni che amo gli Slowdive e ho una cotta continua per Rachel...chissà. Boh.
RispondiEliminaMa gli amori del passato secondo me non bastano, occorre che il disco sia buono, e secondo me lo è a prescindere.
RispondiElimina