Una decina d'anni fa, una domenica mattina stavo quasi casualmente leggendo l'inserto locale del principale quotidiano della mia regione ed un defilato trafiletto catturò la mia attenzione; la foto ritraeva questo ragazzo col collo del giubbotto tirato su fino a sotto al naso, mentre sotto si parlava di una band di giovanissimi forlivesi che si rendevano protagonisti di un inusitato rock moderno, che guardava oltre oceano con personalità e spavalderia. La curiosità era tanta, ma non riuscii mai a recuperare l'autoprodotto e finì nel mio dimenticatoio.
Poco tempo fa invece, sfogliando un Blow Up del tempo, ho notato una sua buona recensione e così ho posto fine alla curiosità sospesa. Dei Venezia poi non se ne fece più nulla (un nome del genere ed un omonimo in effetti non erano molto validi per farsi notare), ed il chitarrista successivamente entrò nei famosi Raein. Un peccato, perchè per essere un gruppo di provenienza abbastanza provinciale le cose erano piuttosto interessanti, per quanto perfettibili: un math-rock arzigogolato, fragoroso ma mai chiassoso, in parte debitore di autorevoli espressioni americane '90 (Slint, June Of '44) ma anche in anticipo su alcune derive epic-instru (soprattutto in campo melodico) che, per quanto a tratti deprecabili, hanno contraddistinto una certa invasione di band abbastanza tecniche negli anni a venire. Magari con qualche sviluppo sarebbero pervenuti a qualcosa di più arioso e maturo, ma a quello ci hanno pensato poi i bravissimi concittadini Neil On Impression.
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