Chiamati a dare una conferma a quello splendido esordio che li aveva rivelati come rivelazione tardiva della new-wave, i Chameleons se ne uscirono con un disco altamente energetico, omogeneo fino all'ossessività, forse privo di quelle inflessioni melanconiche che impreziosivano. La produzione tornitruante (alla Lillywhite, tanto per dire) forniva il giusto supporto, con la coppia di chitarre sempre più espanse, muri di synth atmosferici. Quindi, meno Echo & The Bunnymen e più Sound, tanto per dare una direttiva, ma con le giuste composizioni al centro dell'attenzione: Intrigue in Tangiers, Singing Rule Britannia, One Flesh, In Shreds quelle migliori, per un album che non replicava in toto la magia dell'esordio, ma sapeva ribadire un'autonomia artistica forte e determinata. Solita copertina progressive, tanto per disorientare.
Misha Chylkova | Dancing the Same Dance
11 ore fa
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