Nel 1986 Tony Hill, dopo una quindicina d'anni di pausa, resuscitò la sigla High Tide, forse per un rinnovato interesse nei confronti del fenomenale act che aveva guidato a fine '60 nel ginepraio inglese, senza alcun successo. Inizialmente fece una cassetta con Simon House, poi ripescò due registrazioni d'archivio dei tempi, ed infine nel 1990 la tedesca World Wide Records gli permise di pubblicare ben 3 dischi, con il quale pose definitivamente la parola fine sulla storia del gruppo. Le uscite successive sono state tutte roba d'archivio, più o meno ben fatte.
Di quei 3 album inediti, A fierce nature è sicuramente il migliore, nonostante una registrazione che certo non è molto fedele, ma d'altra parte questa è stata la maledizione costante nella carriera del grande chitarrista. Ad aiutarlo in questa sede soltanto il batterista Drachen Theaker, il quale sfortunatamente soltanto due anni dopo è venuto a mancare per malattia.
Il tempo aveva ammorbidito un po' le velleità di TH, che qui si concentrava abbastanza sulla forma canzone, lasciando al modello jam soltanto un paio di tracce. L'assenza di House ovviamente lasciava il campo libero alla sei corde, ma in alcuni tratti si sentono gli echi di un passato in cui le arie autunnali e meditabonde si facevano largo, evidenziando un talento purtroppo rimasto inascoltato al mondo. Chess, Roll on e A fierce nature le migliori in questo senso, mentre il gorgo abissale di Incitement restituiva il lato più incendiario di HT. Il congedo acustico di Power and purpose invece ha il sapore di un saluto nostalgico, se non un po' amaro. Era giusto essere tornati, giusto per dire ciao, lo sapete che c'eravamo anche noi allora?
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