Serviva una replica ancor più violenta del debutto Prayers On Fire per aggiudicarsi probabilmente la palma di disco più crudo e cruento di tutta la storia della 4AD. Un vero e proprio abisso separava l'art-dark-punk dei primi artisti che pubblicarono sull'etichetta di Ivo (Bauhaus, Modern English, Colin Newman) dai primi due album degli australiani; macelleria noise-blues destinata ad avere un'influenza gigantesca che si espanderà anche in tutto il nordamerica, ben oltre il decennio di appartenenza. Un Nick Cave animalesco ed esagitato ma dopotutto ancora abbastanza basso nel mixing era il valore aggiunto di una produzione un po' compressa; un teatro degli orrori forse non invecchiato benissimo, ma che fa ancora il suo cattivo effetto.
Remember the WISHLIST
13 ore fa
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