mercoledì 24 ottobre 2018

Sophia – Fixed Water (1996)

Gennaio 1997, Fixed Water arriva nel mio negozio di fiducia a due mesi di distanza dall'uscita, album n. 4 della Flower Shop di Robin Proper Sheppard. Mi ero messo il cuore in pace con la fine dei God Machine, due anni e mezzo prima, e le già viste recensioni parlavano di una conversione al cantautorato semi-acustico, a suoni placidi e quieti. Il Pig mette su il cd e partono le note fragili, lente e ben scandite di Is It Any Wonder.
Qualche anno dopo, quando Robin capitò a suonare dalle mie parti, me lo sono fatto autografare.
E' un sabato pomeriggio freddo e nebbioso, e manca pochissimo alla mia partenza per il servizio militare. Fixed Water scorre tranquillamente, come fosse un raccoglimento semi-malinconico alla memoria di Jimmy Fernandez. Trovavo curiosa e non appropriata la scelta di un monicker così anonimo, Sophia. Era forse ella una donna così importante da meritarselo?
Una svolta dolorosa, una catarsi silente, una specie di purificazione. In tutta sincerità, Fixed Water non è stato il suo album migliore: a posteriori, i brani veramente memorabili sono soltanto 3 su 8: So slow, When you're sad e The death of a salesman, che oggi chissà perchè mi fa venire in mente Kurt Cobain, immaginandomela in versione grunge. Sarebbe stato un anthem perfetto per i Nirvana.
Questo è un caso in cui il valore affettivo supera quello intrinseco. Dopo pochi giorni, le note di quei 3 pezzi mi risuonavano in testa continuamente, le avevo già mandate a memoria indissolubile. Era il debutto di Robin Proper Sheppard; volevo bene a questo artista.

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