Ogni disco che esce dei National (e non accade spesso, ogni 3/4 anni, perchè sono saggi ed avveduti a mantenere la propria integrità) mi aspetto un tonfo, una caduta, un'incrinatura. E invece gli anni passano e loro non perdono un grammo della loro classe; potranno piacere o non piacere, ma non si può mettere in discussione il fatto che il loro status personale sia scolpito sulla pietra di quest'inizio millennio. Come tutti i gruppi più resistenti, la line-up è granitica e non perde un colpo (forte anche del fatto di avere due coppie di fratelli) ed il trademark è inconfondibile; al limite si potrà colpevolizzarli di avere poco coraggio, ma evidentemente al loro lavoro ci tengono e la 4AD è pur sempre un'azienda che deve far quadrare i conti. Non si può, a mio avviso, imputare ad entrambi questa mancanza, specialmente da quando la musica è gratis.
Sleep well beast quindi, solita classe, solita macchina automatica compositiva, ed ancora non ci siamo stancati. Bravo Berninger a rischiare con dei toni più alti, chè il suo tenore è bello ma ci sta anche gracchiare un po' più su; bravi i gemelli Dressner come sempre a trovare quelle melodie ariose che si incollano al cervello al primo ascolto, bravi a mischiare un po' le carte con un bell'innesto di elettronica (e bravo il batterista ad accettare umilmente di essere sostituito da un beat, immagino senza fare tante storie) e più di una trance situation che fa lievitare il disco fino alla title-track posta a fine corsa, che curiosamente ricorda i Radiohead di Kid A virati in electro-croonering.
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