Era un vero e proprio organizzatore di eventi, il buon Mantler: un'anno dopo lo splendido Hapless Child si ripetè con la messa in musica di uno scritto del drammaturgo inglese Harold Pinter. Punto in comune col precedente, oltre alla sua signora Carla Bley, il buon Bob Wyatt che oltre a fornire una delle tre voci cantanti/recitanti si destreggiava alle percussioni dimostrando di sentirsi tutt'altro che vinto dalla paralisi. L'altra voce protagonista era nientemeno che Kevin Coyne; completavano il quadro il grande chitarrista Chris Spedding ed il bassista americano Ron McClure.
Trattandosi di un lavoro molto teatrale, l'unico difetto di Silence è l'omogeneità, quasi paradossale per un continuum tragico e drammatico (evidentemente il tipo di atmosfera preferito dall'austriaco) in cui 3 voci si alternano e dibattono senza mai sovrapporsi. Ma è soltanto il dettaglio minore, perchè i suoni sono quelli che ancora resistono all'invecchiamento ed in fondo stabilivano un superamento elegante agli stereotipi in declino del Canterburysmo. E poi un disco con Wyatt ha sempre qualcosa in più, c'è poco da fare.
Nessun commento:
Posta un commento