Passati i bagordi del bellissimo, lussureggiante I Am The Last...., era abbastanza prevedibile che Tibet sarebbe tornato ad una dimensione più raccolta; in fondo, in passato, ogni volta che deviava significativamente dalla strada maestra poi se ne è sempre tornato a casa. Conservati il pianista Van Houdt, il politecnico Liles e l'ossianico Ossian Brown, acquisiti il chitarrista/cantautore Alasdair Roberts e la violinista Boada, DT mette in scena un disco pastorale, dai toni melanconici e solenni, arrangiato in maniera sublime e forte di almeno un poker di episodi eccezionali: Bright Dead Star, 30 Red Houses, Your Future Cartoon, The Kettle's on. Non si parli di classico apoc-folk, per favore, ma semplicemente di una musica da camera austera ed elegante, così come appare oggi il look di Tibet, in completo chiaro anche se un po' consunto, coppola e barba bianca. Ed ancora lunga vita.
sabato 15 giugno 2019
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