Non senza sorpresa, continuo a trovare estremamente interessante il proseguio dell'opera di Tibet e i suoi collaboratori più o meno occasionali. Come nel caso di Aleph, il suo lavoro più sanguigno e finanche variegato.
Se gli amanti stretti del suo classico stile folk hanno trovato conferme e soddisfazioni in Poppyskins e nella splendida Urshadow, di sorpresa si può parlare riguardo alle chitarre distorte impiantate nell'aria gotica-neoclassica che irradiano i salmi di Invocation of almost, On docetic mountain e soprattutto nella magnifica ballad desertica di 26 April 2007.
Vero apice del disco però secondo me restano i devastanti 10 minuti di Not because the fox barks, macigno infernale di basso fuzzato e batteria compatta che non possono non ricordare gli Om, con cui un paio d'anni prima avevano condiviso uno split.
Non so quanti artisti possono vantare una freschezza tale dopo trent'anni di carriera, e continuare a perpetrare un'unicità irriducibile come quella di Tibet.
Veramente le chitarre distorte c'erano già in Horsey e in Lucifer Over London.
RispondiEliminaSì però non in misura così consistente, secondo me.
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