Celebrato l'anno scorso col tour del ventennale, Betty fu il disco più vario della fase gloriosa degli Helmet, di certo non ai livelli dell'insuperabile Strap it on ma superiore al secondo, il monocorde In the meantime. Forse fu proprio quest'ultimo a spingere Hamilton a mescolare le carte, anche sull'onda del successo commerciale del gruppo il quale richiedeva una dose di melodie orecchiabili, qui ben presenti (erano pur sempre gli anni del post-grunge). Era anche la produzione a diversificare: i vecchi panzer cingolati scemavano sempre più il loro impatto e si faceva strada un senso del groove per certi versi irresistibile, grazie al lavoro unico della sezione ritmica (non ci si stanchi mai di ammettere la grandezza di Stanier e Bogdan, prego).
Ricordo che all'epoca stupìrono non poco il bluesaccio acustico di Sam Hell, il jazz-noise di Beautiful love e l'ibrido stranissimo fra Captain Beefheart e Pil di The silver hawaiaan). Grazie anche a questi, anche se non rappresentativi del contesto, la signorina in copertina Betty invecchia bene e fa ancora bella figura; ormai gli Helmet erano alternative a tutti gli effetti e non più noise-rock, ma lo facevano dannatamente bene.
L'edizione limitata dell'epoca comprendeva anche 5 pezzi live di ottima valenza, fra cui il prezioso recupero di Sinatra, dal primo album.
Per me la raccolta Born Annoying resta insuperabile
RispondiEliminaBeh, ne penso molto bene anch'io
RispondiEliminahttp://tuningmaze3.blogspot.it/2012/12/helmet-born-annoying-1993.html