martedì 10 dicembre 2019

Aidan Baker ‎– Book Of Nods (2008)

Di solito funziona così, per AB: ascolto 3 suoi dischi uno dopo l'altro, fra quelli più citati (ma  prendo i titoli che mi piacciono di più, confesso); i primi 2 sono da buttare, il terzo è buono.
Book Of Nods ha il suo maggior pregio nella secondarietà delle chitarre, rivelando un rovescio alternativo dello spirito estatico, per quanto leggermente naif, del canadese. E' in sostanza una ambient organica, in quanto incentrata su piano ed organo, dalle strutture minimalistiche. Love parte con dei tintinii ovattati di piano, quasi alla Charlemagne Palestine d'annata, ma con una sequenza cinematica di gran gusto. Survival è una stagnazione di organo per i primi 6/7 minuti, poi AB inizia a dare qualche colpo sparso alla batteria, per poi innescare alla chitarra un riff gothic-shoegaze che fa decollare la suite. Obsession ha una struttura similare, anche se giocata tutta sull'organo ed accentua i colpi percussivi aleatori. Good & Evil stratifica diversi bordoni e chiude con un'atmosfera stranita, quasi cosmica.
Come sempre, una durata ridotta avrebbe giovato all'insieme e non sarà certo ricordato come uno dei suoi episodi più memorabili, ma Book Of Nods funziona perchè ha uno spirito oserei dire terapeutico, che infonde serenità e leggerezza.

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