martedì 1 febbraio 2022

Fontaines D.C. ‎– A Hero's Death (2020)

 

Impone una riflessione: se espressioni di questo tipo diventano dischi dell'anno anche per chi ha una certa reputazione, allora o lo stato generale è pessimo oppure la reputazione inizia a scricchiolare. Nulla di specifico contro questo onestissimo quintetto di Dublino, che ad un'occhiata superficiale apparrebbe genuino quanto gli Idles, tanto per citare altri soggetti passivi di hype negli ultimi anni. A hero's death dopotutto è anche più che un buon disco, che ricicla e rimastica luoghi comuni degli ultimi 40 anni, dal post-punk al college-rock all'alternative americano 80/90, con una cifra personale dominata dal cantante, non particolarmente potente nè versatile ma bravo a calarsi con timbro e passione, dal lavoro di precisione dei due chitarristi e dalle trovate singole nel costruire piccoli anthem. La prima metà del disco è notevolissima: lo spleen iniziale di I don't belong e Love is the main thing, le serrate ossessive di Televised Mind e A lucid dream, la ballad agrodolce You Said e la bucolica Oh Such A Spring (che incredibilmente mi ricorda il Lou Reed di Berlin, so che sembra fuori luogo ma è così) mettono in mostra un alto talento generale. Da lì in poi, però, i 5 pezzi restanti denotano un calo di qualità verticale e così, drasticamente, tramonta il mio sogno di trovarmi d'accordo con la testata di reputazione.

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