Secondo album di sostanziale transizione, dopo il bruciante esordio di Chinese Restaurant che li aveva premiati prime-movers della new-wave non soltanto italica. La svolta synth-pop ed il cambio di lettera iniziale nella ragione sociale erano dietro l'angolo, e Hibernation confermò in parte lo shock del suo predecessore. Qualche stucchevolezza (o eccesso gratuito di decadenza mitteleuropea, forse poco nelle corde effettive di Arcieri) e/o ambiguità sfocate emergono nella Side A, mentre la Side B correggeva il tiro con le ritmate So You Don't e Lover, uniche eredi delle pagine più infuocate del debutto. In generale, una ripulitura del suono sostanzialmente indolore; erano ancora gli alfieri (se vogliamo glissare sulla pronuncia inglese di Arcieri...).
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