Quartetto tedesco, che come nella sventura comune a tanti gruppi europei di stile progressive finirono per essere delle meteore con un solo album in discografia. Provenienti da Brema e guidati dal tastierista cantante compositore Peters, realizzarono A Young Man's Gash nell'indecisione stilistica. La facciata A infatti include 3 pezzi piuttosto ruffiani, per certi versi simili ai coevi Atomic Rooster, con qualche spruzzata di americanate non proprio irresistibile (inclusa l'imitazione di Joe Cocker, evitabile).
Girato il piatto, però, avviene il piccolo miracolo e sembra di vivere uno split-album. La suite di 20 minuti che porta il nome del disco è una cavalcata avvincente, contrassegnata da diverse fasi, reminescente Colosseum, Genesis, e persino Hawkwind nell'allucinata fase centrale. Un gran bel viaggio che valeva il prezzo del ticket, anche per gli intarsi sinfonici, mai preponderanti perchè ben dosati in brevi razioni.
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