Altri dolci ricordi della Mental Hour di oltre un quarto di secolo fa. Quinto album di KS, ai tempi già consacrato fra gli dei cosmici, su cui mi sono soffermato nella sua essenza originale, senza le zavorre delle bonus-track legate alle ristampe della storia recente. In una delle magiche ore, apparivano i primi minuti di Bayreuth Return, composizione estremamente dinamica che tocca i 30 minuti di durata, con i sequencer a palla. Più estatica e sognatrice la Wahnfried che fa da contraltare, una space-sinfonia struggente e spesso melanconica. Il pretesto, un tributo al classico Wagner. L'output, immancabilmente imponente, anche se il meglio l'aveva già dato. Da lì in poi, il declino.
martedì 31 agosto 2021
Klaus Schulze – Timewind (1975)
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