Sono tornati dopo 12 anni di iato, ed è un grande piacere. Il mondo aveva ancora bisogno di loro, soprattutto dopo quel quadriennio terribile che aveva reso gli Stati Uniti ancora più mostruosi. Stilisticamente è quasi come se il tempo si fosse fermato, come peraltro avevano dimostrato le due antologie postume che crebbero il rimpianto per averli persi. Lontani ormai anni luce dalle prove dinamitarde degli esordi, hanno preferito proseguire sul solco del loro art-post-prog elaborato ma istintivo, molto poco virtuosistico ma indissolubile dalle girandole di tempi dispari, dai labirinti chitarristici di Langenus, dai fraseggi di synth ed organo e dai cori sempre più affinati.
Sono tornati per ribadire uno stile unico al mondo, con un apertura da brivido (Permaculture's Promise, Rapido Amigo) per un disco ben strutturato ed omogeneo, che spero possa farli notare ad un pubblico più ampio di quello che li seguì nel decennio Zero. Anche se il mondo nel frattempo è drasticamente cambiato, c'è sempre bisogno delle loro mini-suite.
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