venerdì 6 maggio 2022

Leanan Sidhe – Planesequence (1994)


Non ho alcun dubbio: se invece di essere fiorentini i Leanan Sidhe fossero stati nativi di Chicago o Boston o Minneapolis, avrebbero inciso per la Kranky. E a dire il vero, se degli eventuali demos di Planesequence fossero finiti sulla scrivania dei due boss dell'appena nata etichetta, probabilmente li avrebbero posti sullo stesso piano dei Jessamine o dei Labradford, perchè gli si avvicinavano molto, anticipando di un soffio anche le sonorità di bands come i Bowery Electric, con una ricetta speziata di wave, trance alla Loop e shoegaze, scandita da ritmiche inquiete, chitarre espanse e canto strumento aggiunto. 

Planesequence ha avuto soltanto un limite, quello della sostanziale auto-produzione; una mano più sapiente li avrebbe indirizzati su un suono meno compresso, liberando al meglio gli interscambi fra gli strumenti e donando una fondamentale profondità. Resta comunque la sostanza di un viaggio emozionante e variopinto, con tanti di quegli spunti creativi che, per l'appunto, avrebbero fatto un figurone su Kranky e costituito un trampolino di lancio per intere carriere di nomi minori. Non era destino, purtroppo.


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