Ad ogni disco dei Mice che sfoglio, la riflessione è immutata; appartenevano sicuramente alla categoria british che più british non si può, con i vantaggi dell'era storica di appartenenza ed il possesso di un know-how artigianale che aveva del sublime. Oltretutto, partendo da una base poco più che amatoriale, ebbero un progresso tecnico-produttivo che portò il loro art-farfisa-wave-pop quasi alla perfezione formale. E senza mai rinunciare del tutto alle stranezze assortite, alle incursioni nei collage surreali, alle provocazioni dadaiste; un binomio irresistibile.
Hang On Constance fu il sesto. Se pensiamo in generale all'anno 1985, ci possono venire in mente tante cose, escluso il loro sound. Un disco di schegge, 17 tracce, la più lunga 3 minuti; erano in una fase altamente energetica, con la sezione ritmica a pompare, a volte anche in dispari, ma anche con strutture armoniche elaborate, senza mai smarrire il loro proverbiale melodismo. The Disappearance of the guard dog, Reading An Agatha Christie, Neuron Music, Diagonally, The unpronuncable finn le vignette più irresistibili.
La ristampa monstre del 2008 include uno dei loro collage extralarge, Blue Moon, 25 minuti di delirio avant-dada che all'epoca comparve in un 12" che però non figura da nessuna parte nelle loro discografie (e conoscendo i soggetti, non escludo che si tratti di un'invenzione pura).
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